La chiesa

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Gen 19
2014

L’attuale chiesa Parrocchiale sorge inglobando una primitiva piccola cappella, che risale all’anno 1004, edificata per raccogliere e venerare le spoglie mortali di un Pellegrino, il quale, non avendo ricevuto ospitalità dal “castellano” dell’epoca, muore nelle immediate vicinanze, per le conseguenze di un forte temporale.

Questa frazione, di appena quattrocento abitanti, situata su una collina a 490 metri sul livello del mare, è nota per le sue vicende storiche e ricchissima di Arte, quest’ultima la rende una delle frazioni più interessanti nel comune di Gualdo Tadino.
Tre sono le date fondamentali che la contraddistinguono:

a) Nel 1004 viene costruita una piccola cappella, la quale raccoglie le ossa del Pellegrino, inumate in una fossa sulla cui lapide si leggeva la scritta latina: “Hic jacet corpus beati Pregrini, (?) migravit in coelum 1004”. Nel decennio 1920-1930 quelle ossa sono state ricomposte in un’ urna policroma, attualmente collocata sotto l’Altare.
La Cripta, nel corso degli anni, è stata piuttosto trasformata, tanto da rimanere solo una tradizione orale. Quella attuale poco risponde all’originale.

b) Alla fine del secolo XII, data l’affluenza dei devoti, la cripta non è più sufficiente ad accogliere i devoti, pertanto viene ampliata con un locale adiacente (Gli attuali due locali, che oggi fungono da sagrestia)

c) L’incremento demografico e la devozione dei fedeli richiedono un locale più ampio, al fine di espletare le funzioni religiose. Nasce, alla fine del 1200 e inizi del 1300, una terza Chiesa: in linea di massima quella attuale.

Ciborio opera dello scultore Michelangelo Lucesole. 1521

Ciborio opera dello scultore Michelangelo Lucesole. 1521

Quest’ultima, durante la pestilenza del Seicento, servì da lazzaretto. Quando furono riprese le funzioni religiose il sacro edificio fu disinfestato con i criteri ed i mezzi di allora. Gli affreschi, con il loro splendore, scomparvero sotto la calce e vi restarono nascosti per oltre tre secoli; tanto che la gente del posto conosceva qualcosa per sentito dire. Questa la grande trasformazione interna.
Nella parte strutturale, in seguito al terremoto del 1747, l’edificio subì delle lesioni ben marcate, tanto che, nella ricostruzione del 1810, fu abbassato di oltre un metro. Con questi due eventi le modifiche (interne ed esterne) furono tante e ben marcate. Nel primo trentennio del sec XX, casualmente si scoprirono i primi affreschi – circa quaranta metri quadri che, all’inizio del secolo XXI, sono diventati circa Cento metri quadri. La ristrutturazione Architettonica ed Artistica è stata definitivamente ultimata nel 2007, in occasione della ricorrenza del Millennio del Patrono.

Dal punto di vista giuridico-pastorale è da notare che, sino al 1860, questa Chiesa dipendeva dal Monastero di Fonte Avellana, il cui Abate nominava una terna di Religiosi, con il compito di curare la pastorale e l’amministrazione. Da precisare che tale nomina doveva essere convalidata dal Vescovo di Nocera Umbra. Dopo il 1860 la Chiesa passò alle complete dipendenze giuridiche del Vescovo di Nocera Umbra.

Nel corso dei secoli la sua esistenza e denominazione si possono suddividere in tre periodi fondamentali:

a –CASTRO CONTRANENSE: dalle origini sino al 995.
La fondazione e le origini specifiche ci sono sconosciute per mancanza critica di documenti. Tuttavia non è da sottovalutare una tradizione e delle scoperte archeologiche ed artistiche verificatesi soprattutto nel secolo scorso. Questa denominazione è di chiara etimologia latina. “Castrum, ovvero accampamento fortificato” è un agglomerato fondato dalle retroguardie dell’esercito romano, poste a protezione della Via Flaminia, che transitava nelle immediate vicinanze di Borgo Contranense.

b – BORGO CONTRANENSE: dal 995 al 1004.
Federico II, invadendo questa zona nel 995, ne vuole germanizzare la denominazione chiamandola “BORGO CONTRANENSE” (BOSCO).

c – SAN PELLEGRINO: dal 1004 ad oggi. Con il transito e la morte del Pellegrino, Borgo Contranense cede la denominazione definitiva a quella attuale di San Pellegrino

La primitiva chiesa sorge, tipo piccola Cappella, nell’anno 1004, per accogliere le spoglie mortali del Pellegrino, ma alla fine del XII secolo non è più sufficiente per accogliere i numerosissimi devoti, che accorrono da tutto il vicinato; pertanto la costruzione viene ampliata con l’aggiunta di un locale più grande (corrispondente all’attuale Sacrestia).

Alla fine del XIII secolo, data la crescente devozione, unita ad un incremento notevole della popolazione, la chiesa viene ulteriormente ampliata, tanto da risultare molto simile, nelle linee architettoniche, all’attuale. Alcuni eventi storici e soprattutto frequenti sciami sismici, le hanno conferito, con dei lavori, l’attuale definitiva fisionomia. Per eventi storici ci si riferisce maggiormente alle epidemie, di cui si ricorda, in particolare, quella del Seicento, quando la chiesa viene trasformata in lazzaretto. Terminata l’epidemia, l’edificio sacro viene ricoperto completamente di calce per disinfettarlo.

Coppa del Fonte battesimale (prima metà del sec. XVI) adagiata su un basamento cilindrico

Coppa del Fonte battesimale (prima metà del sec. XVI) adagiata su un basamento
cilindrico

Una prima riscoperta, molto parziale, degli affreschi (circa 45 metri quadrati), avviene negli anni Trenta del 1900, quando, in maniera del tutto fortuita, si staccano frammenti dell’intonacatura seicentesca, lasciando apparire tratti degli affreschi sottostanti. Nell’anno 2004, durante i lavori di consolidamento strutturale, dovuto all’ennesimo sisma, vengono riportati alla luce altri affreschi. Con il restauro dei preesistenti, 45 mq. si giunge così agli oltre 100 mq. attuali.

La sequenza degli autori degli affreschi rappresenta un’autentica carrellata sugli stili, che si succedono nei tempi, citiamo a caso alcuni dei più rappresentativi: primo fra tutti il “nostro” Matteo da Gualdo e la sua scuola, il Merlino di Perugia, il Maestro di Fossato e l’Anonimo camerte: lasciamo volutamente per ultimo il Giottesco di Santa Chiara (Annunciazione), mirabile fusione di bellezza con la semplicità dei tratti.

Per poter ammirare tutti gli affreschi restaurati andare alla pagina “Multimedia” e cliccare su “Photogallery”. Sempre nella Chiesa di San Pellegrino, si possono ammirare:

– POLITTICO LIGNEO: Opera di Girolamo Di Giovanni da Camerino nel 1465; le varie pregevolossime figure effigiate sono incorniciate da bordure ritorte e dorate in legno, com’è nello stile del tempo, che ne esaltano la magnificenza.

– Vi troviamo, fra l’altro, opere di notevole interesse pittorico , risalenti ad Avanzino Nucci (1570), all’Allegrini (1600), a Francesco Appiani (1740) e al Giammarchi di Pesaro (1799).

Molto interessante il Ciborio in pietra del 1521, opera dello scultore Michelangelo Lucesole. In esso sono poste in rilievo formelle riguardanti la passione e risurrezione di Cristo.

Bene in vista l’immagine del Cristo risorto. Sulla porticina del tabernacolo la scritta latina: “Tantum ergo sacramentum hic veneremur cernui”.
Lo scultore coniuga mirabilmente la componente artistica con quella mistica.

Nella Sagrestia, oltre a pregevoli affreschi che si possono vedere alla pagina “Multimedia” cliccando su “Photogallery”, si può ammirare anche uno stendardo processionale in legno, dipinto da Giuseppe Discepoli ( fine 1800 ), copia dei due stendardi eseguiti da Benedetto Nucci tra il 1560 ed il 1562. Vi sono raffigurati il Santo Pellegrino e la Madonna delle Grazie. I due stendardi originali, che si credevano perduti, nel 2002, sono stati battuti all’asta di un’ importante casa di vendite londinese.
L’attuale campanile, certamente più moderno rispetto all’insieme della facciata della Chiesa, è stato aggiunto al complesso nella prima decade del 1900, in sostituzione del preesistente, che era monoforo e a vela. Pur non essendo antico, come il resto della facciata, tuttavia rispettoso dei canoni base dell’ architettura, s’inserisce degnamente nell’insieme.

FESTA DEL PATRONO SAN PELLEGRINO

La festa di questo Santo si celebra, “ ab immemorabili” il 1° Maggio in due fasi ben diverse.
La sera del trenta aprile, all’imbrunire, un gruppo di giovani, chiamati “Maggiaioli” si riunisce per partecipare alla Messa in onore del Santo: il Presidente ed il Capomaggio servono la Santa Messa ed eseguono letture e canti: ( tra questi l’Inno “Almo Patrono Pellegrino Santo”). Commuove quest’inno cantato da voci virili in modo solenne, caldo, devoto…. Bisognerebbe sentirlo…

Vittorio Sgarbi osserva il Polittico di Girolamo di Giovanni da Camerino

Vittorio Sgarbi osserva il Polittico di Girolamo di Giovanni da Camerino

Alla fine della sacra funzione viene premiato il maggiaiolo più anziano, che ormai non può più rispondere al grido del Capomaggio “Forza lupi” e non può più commentare il cigolio dello sterzetto che ripete l’antica storia perché i giovani l’imparino.
A questo punto, dopo la benedizione, si parte per “Destinazione ignota” (Solo allo staff direttivo è permesso di conoscere il luogo dove si trova il “Trofeo” ( un gigantesco pioppo) che dovrà restare issato, per circa un mese, nel centro della piazza.
Nella giornata hanno luogo le funzioni sacre e dei trattenimenti ricreativi.

Bella ricorrenza per rinsaldare i contatti di un tempo e… forse…ritrovare un dialogo.

In ultimo è bene ricordare la visita che il critico d’arte Vittorio Sgarbi ha effettuato nella chiesa parrocchiale affermando che “E’ straordinario e giusto che si vada a cercare le cose dove stanno, riunendole pure da chiesa periferiche minori, come la Chiesa di San Pellegrino.”
E a proposito di questa Chiesa il critico così si esprime: “….vi si rileva una attenzione particolare per l’arte, molta della quale è più vicina all’arte maggiore che a quella minore. Molto apprezzabili gli affreschi di Matteo da Gualdo, il Polittico di Girolamo di Giovanni da Camerino e di tanti altri autori.